Paola Bonora




Otto donne e un mistero

Otto donne, fra artiste e scrittrici, ciascuna dotata di una soggettività inconfondibile e di una storia di vita tutta sua, convergono attorno a un mistero che è quello della relazione femminile con lo spazio, partendo dall'avvertire come essa tenda a svilupparsi secondo leggi non coincidenti con quelle regolatrici di ciò che dello spazio comunemente si pensa e si fa. Come una donna intende, vede e vive lo spazio, che cosa ne fa, che cosa faccia quando “si fa spazio” e lo (e si) racconta e dipinge, rapportandosi creativamente ad esso e prestandogli i propri sensi e la propria intelligenza sono le domande dalle quali muovono e alle quali, di fatto, splendidamente rispondono, invitando noi spettatrici e spettatori, lettrici e lettori a ripensare da capo la questione e a darle un contorno che le renda giustizia. Poiché è un fatto che nelle attività di misurazione, espansione e controllo degli spazi terrestri, così come nel miraggio della percorribilità e del dominio di quelli celesti, in cui la ragione e la forza umane sono da sempre impegnate, ci sia poca passione femminile. Talmente poca da suscitare il sospetto che per una donna, da tempi immemori incline (quando non forzata) a vivere avventurosamente il proprio quotidiano, e divenuta capace di fare della propria casa, stanza o finestra la propria leggenda, altro sia il senso dello stare nello spazio, il che è come dire nel mondo e nella vita che vi è ospite.

Sulle basi consuete, infatti, i conti non le tornano, e molte sono le forzature che ella registra. A partire da quella che mira a imporre un ordine – sopra vs sotto, orizzontale vs verticale, dentro vs fuori, lontano vs vicino, globalità vs intimità ecc. - a quel disordine che chiamiamo “mondo”, e che non tiene conto di tutto lo straripare, lo sconfinare, l'avvolgersi, lo smarginare, il dilagare della vertigine e il rimpicciolirsi dell'immenso, l'intimo vorticare di ciò che appare immobile e l'irrompere dell'invisibile dentro allo sguardo di cui una donna, sovente, ha esperienza. Mentre pressoché tutt'una con questa forzatura è quella che separa il pensare e il sentire: come se le questioni inerenti lo spazio e ciò che lo popola si potessero disgiungere dall'attenzione verso l'affettività e il coinvolgimento, ignorando che ovunque lo spazio è colmo di vite molteplici, che abitarlo è rapportarsi a una realtà viva e tutta pulsante e che averci a che fare responsabilmente non si può se non si nutra amore per essa.

Con autorevolezza e insieme estrema delicatezza, consapevoli della complessità del compito  di dare forma al movimento della vita a fronte della vulnerabilità con cui essa si espone, queste otto donne chiamano insomma a fare esperienza dello spazio liberandosi da ogni pregressa rigidità, mettendo a soqquadro ogni presunto sapere e percorrendo passi e passaggi, tutti rapinosi, nella direzione di un altro sapere dello spazio stesso, in grado di attivarsi grazie a una nuova grammatica del linguaggio e del sensibile. Affidandosi a loro, che oltre ad essere artiste e scrittrici sono scultrici, botaniche, ecologiste e maestre di tè, matematiche, tessitrici, paesaggiste e architettrici, si potranno verificare dismisure e prodigi di ogni genere – dalla sconfinatezza di una foglia guardata con occhi di farfalla all'infinito che finisce nella trappola di un labirinto, e dal dentrofuori di un paesaggio precipitato in una tazza o viceversa al sottosopra di un ponte, di una scala, di un tappeto e di un incontro.

Si vedranno messe a frutto allo stesso tempo le risorse della lontananza e le emozioni della presenza, la commovente bellezza di ciò che è alla nostra portata e quella inenarrabile di ciò che non lo è; si comprenderanno le segrete amicizie fra l'acqua e l'aria, il cielo e la terra, il chiuso e l'aperto, il permanere e l'andare o, come dicono i filosofi, l'essere e il divenire. E non ci si stupirà di sapersi “terra terra” e allo stesso tempo capaci di spiccare il volo, di allargare l'orizzonte, di cavalcare le montagne e di toccare il cielo, con un dito o anche di più. Giacché queste otto donne, autrici e testimoni di un'ecologia affettiva, di una matematica viva, di una botanica amichevole, di una geografia e di un'architettura innamorata, a tanto ci conducono, sollecitandoci a riflettere sulle peculiarità della sostanza femminile dell'umano. E persuadendoci forse dell'equivalenza, nell'esperienza di una donna, fra lo spazio dell'universo e quello della sua intimità, casa stanza finestra o tazzina che sia: la quale è parte per il tutto del bel pianeta terra, o della Via Lattea senz'altro, che una donna sa per certo essere la sua appartenenza. E che senza bisogno di esplorazione e controllo, misurazione o dominio, porta amorevolmente dentrofuorisoprasotto di sé.

Monica Farnetti